Prestiti dipendenti privati

PRESTITI A DIPENDENTI PRIVATI

PRESTITI A DIPENDENTI STATALI

Prestiti per i Dipendenti di Aziende Private rimborsabili da 24 a 120 mesi. Requisiti principali sono una minima anzianità lavorativa, l’assunzione a tempo indeterminato e il diritto al trattamento di fine rapporto.

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La cessione del quinto è una tipologia di finanziamento dedicata a lavoratori dipendenti, pubblici e privati, e a pensionati. L’importo massimo della sua rata non può superare 1/5, da cui il nome, del netto mensile dello stipendio o della pensione e ha una durata minima di 24 mesi e massima di 120 mesi. Introdotta in Italia con l’art 54 del DPR del 5 gennaio 1950 n180, la cessione del quinto è attualmente il prestito concesso con maggiore facilità rispetto alle formule classiche di finanziamento, poiché non richiede particolari forme di garanzia e non necessita di giustificativi di spesa perché la somma erogata non è destinata all’acquisto esclusivo di un bene o un servizio, ma può essere utilizzata per qualunque fine. La facilità di ottenimento lo rende accessibile anche ai cattivi pagatori, ai protestati o a chi abbia già altri prestiti in corso. Nel caso specifico della cessione del quinto dello stipendio ai dipendenti privati è necessario che siano presenti:

• un contratto di lavoro a tempo indeterminato (nel caso in cui il contratto sia a tempo determinato, il piano di rientro non deve superare il termine del contratto di lavoro)
• La solidità economica del datore di lavoro che deve avere non meno di 16 dipendenti
• Un trattamento di fine rapporto (tfr) maturato che funga da assicurazione e che rimanga a disposizione della finanziaria come tutela in caso di rischio di perdita del lavoro, di infortunio o di rischio vita.
Di conseguenza, con una cessione del quinto in corso, il dipendente non avrà la possibilità di poter usufruire di anticipi sul proprio tfr. Il netto erogato con la cessione del quinto dipende, quindi, da tre variabili fondamentali:

Lo stipendio, il tfr e l’anzianità lavorativa.

La legge prevede che, con la stipula del contratto, venga stipulata anche un’assicurazione che nel caso particolare di “rischio vita” intervenga a tutela degli eredi, verso i quali la finanziaria erogante non avrà diritto di rivalsa. Per i dipendenti privati, come per i pubblici, sarà direttamente il datore di lavoro a pagare il quinto, trattenendo la cifra necessaria dalla busta paga e riducendo, così, a zero il rischio d’insolvenza. Il datore di lavoro è obbligato ad accettare la richiesta di cessione da parte di un dipendente e si obbliga a corrispondere alla banca erogante la somma dovuta anche in caso di dimissioni o licenziamento, versando qualsiasi tipo di somma maturata dal dipendente. L’ente finanziario si riserva di valutare le aziende in base al capitale sociale, al numero di dipendenti e alle cessioni del quinto già autorizzate. Nel caso specifico delle aziende private c’è il rischio che siano ritenute non gradite alla finanziaria e perdano così la possibilità di concedere ai propri dipendenti la trattenuta in busta paga. Il prestito di cessione del quinto prevede una rata invariabile per tutta la durata del contratto, salvo in caso di rinnovo anticipato alla scadenza contrattuale. Il rinnovo anticipato è previsto al raggiungimento di almeno 2/5 del periodo di ammortamento:

– Ossia alla quarantottesima rata su un massimo di 120
– Prevede un rinegoziamento del finanziamento su rata, tasso d’interesse (tan) e tasso annuo effettivo globale (taeg).

I tassi rimangono invariati dall’inizio al termine delle mensilità e comprendono tutti i costi, anche quelli assicurativi.

La documentazione necessaria alla richiesta di cessione del quinto dello stipendio è quella anagrafica del richiedente, insieme a tutte le certificazioni necessarie all’inquadramento lavorativo e reddituale dello stesso, quali buste paga, cud e certificato di stipendio contenente i dati utili al calcolo della rata, estratti al fondo di categoria, se presenti.

La società in attività finanziaria si fa carico del reperimento della documentazione collaborando con il cliente e il datore di lavoro al fine di portare a termine sollecitamente e con successo la pratica. Sarà quindi compito del mediatore creditizio, ossia dell’agenzia in attività finanziaria delegata, fare da intermediario tra il dipendente, il datore di lavoro e la banca al fine di ottenere più agevolmente possibile l’atto di benestare necessario alla liquidazione dell’importo finanziabile.

Il Dpr 180/1950 prevede l’obbligatorietà della stipula di un contratto assicurativo a tutela e a carico della banca che eroga il finanziamento. Sarà quindi l’assicurazione a stabilire i criteri di assunzione di rischio della pratica a seconda della tipologia del cliente.

Oltre alla cessione del quinto esiste, per il lavoratore dipendente, la possibilità di ottenere il cosiddetto “doppio quinto” o “delega di pagamento”, che permette di avere un finanziamento più elevato facendo salire l’importo della cessione fino a un massimo del 40% del salario. A differenza della cessione, però, può anche non essere concesso dal datore di lavoro ma può essere chiesto contestualmente alla cessione del quinto.

Data l’oggettiva difficoltà di auto valutazione di fattibilità di una pratica per il lavoratore dipendente, è sempre consigliabile rivolgersi a professionisti del settore come Vero Prestito, in grado di prendere in carico il caso per valutarlo con cura e serietà.